Intervista a Rita Stucchi, psicologa: la cameretta spazio personale
Stiamo lavorando per loro… Per pensare alla cameretta bisogna mettere al primo posto i bambini, sono i veri “padroni di casa” di questo spazio che andiamo a progettare.
Per questo abbiamo voluto chiedere alla professoressa Maria Rita Stucchi di dirci qualcosa sul rapporto tra l’ambiente cameretta e la vita del bambino.
Rita è psicologa e docente presso l’Università Cattolica di Milano e anche mamma per ben cinque volte.
La cameretta e la vita del bambino: uno spazio personale
– Mi ha detto “ non puoi entrare!” Impedendomi di aprire la porta della sua cameretta – Racconta ancora stupita la mamma di Michela, una bimba di 4 anni – Perché ? le ho chiesto – e lei, serissima mi ha risposto “Perché la mia bimba dorme” e si è ritirata nella sua cameretta. Mi sono ritrovata fuori a domandarmi: entro o non entro?-
La cameretta è normalmente lo spazio “dedicato al “bambino. Uno spazio sicuramente ridotto eppure importante. In primo luogo, come ha scoperto ben presto la mamma di Michela perché è uno spazio “riservato”. Riservato significa pensato per me e quindi in grado di rispondere ad alcuni bisogni fondamentali a cui i genitori pensano con cura: il riposo, i vestiti, il gioco, lo studio. Riservato tuttavia significa anche uno spazio solo mio, personale: dove il bambino può accumulare le sue cose, dove può ritirarsi, nascondersi. Uno spazio che consenta e rispetti il suo bisogno di intimità e unicità. Persino da un punto di vista neurobiologico siamo dotati di neuroni che ci segnalano quando qualcuno entra nel nostro Peri-space, ossia nello spazio personale che circonda il nostro corpo ed è anche grazie a questi segnalatori che l’essere umano impara a distinguere se stesso dal mondo che lo circonda. Rispettare dunque lo spazio personale significa potenziare l’autonomia e l’identità del bambino.
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